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Il melodramma in Italia è il centro della vita musicale dell'Ottocento e ha interessato nel corso del secolo una platea di pubblico sempre più ampia e di diversa estrazione sociale.
Nei teatri della penisola si rappresentano sino alla metà del secolo solo opere di autori italiani e Rossini, Bellini, Donizetti e il primo Verdi hanno come concorrenti solo i loro contemporanei italiani. Il sistema produttivo operistico si modifica nella seconda metà del secolo: declina sino a scomparire la figura dell'impresario, cresce d'importanza l'editore, la scena italiana diventa internazionale, si forma il repertorio.
Il I capitolo descrive l'organizzazione della vita musicale italiana con al centro il teatro d'opera. Il II capitolo prende in esame le tipologie e gli aspetti morfologici del melodramma.
I capitoli dal III al V trattano l'evoluzione da Rossini a Verdi dei cosiddetti pezzi chiusi (arie, duetti, pezzi concertati) i quali costituiscono la struttura del melodramma per gran parte del XIX secolo. L'opera, come successione di numeri, prende forma quale evoluzione di modelli settecenteschi codificati da Rossini, assunti e reinterpretati dalla generazione di Bellini e Donizetti. Con Verdi, dagli anni Cinquanta dominus assoluto della scena italiana, lo sviluppo delle strutture formali dell'opera giunge sino al loro superamento nei due ultimi capolavori (Otello e Falstaff). E proprio all'analisi dell'Otello è dedicato il VI ed ultimo capitolo.
Nell'affrontare delle tematiche così ampie si è ritenuto di prendere in considerazione solo i quattro grandi compositori del teatro musicale italiano dell'Ottocento (Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi), dominatori assoluti della scena operistica del loro tempo intorno ai quali si è formato il repertorio operistico giunto sino ai nostri giorni.
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